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20 novembre 2014

INCONSCIO COLLETTIVO E ARCHETIPI - QUELL' ENERGIA CHE CI TIENE UNITI







L'inconscio collettivo, secondo Jung, rappresenta un contenitore psichico universale, vale a dire quella parte dell'inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. 
(serbatoio cosmico)

Esso contiene gli archetipi, cioè le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture. Gli archetipi esisterebbero prima dell'esperienza e in questo senso sarebbero istintivi.

In altri termini si potrebbe dire che l'inconscio collettivo è la struttura della psiche dell’intera umanità, sviluppatasi nel tempo ed è suddivisibile in inferiore, medio e superiore. L’inferiore è legato alle radici arcaiche, al passato dell’umanità; il medio è costituito dai valori socio-culturali in questo attuale momento; il superiore è invece relativo ai valori, alle potenzialità, alle mete future dell’umanità.


Propugnatori del modello Junghiano, caratterizzati da un minor misticismo, sostengono che l'inconscio collettivo può essere adeguatamente immaginato come emergente in ciascun individuo dall'istinto condiviso, dall'esperienza comune e dalla cultura condivisa. Il processo di naturale generalizzazione nella mente umana unisce questi tratti ed esperienze comuni in un substrato dell'inconscio pressoché identico.

Ad esempio, ci si potrebbe aspettare che l'archetipo della "grande madre" sia il medesimo con poche variazioni in tutte le persone, poiché tutti i bambini condividono l'aspettativa interiore per un individuo che si prenda premurosamente cura di loro (istinto umano); ogni bambino sopravvive perché ha avuto una madre o un suo surrogato; e pressoché ogni bambino è condizionato dell'idea fornitagli dalla società di quello che una madre dovrebbe essere (cultura condivisa).
 L'insieme di tutti questi effetti potrebbe essere la fonte della figura condivisa, o archetipo, che sembra essere la stessa nei sogni di molte persone.
Che la connessione dell'individuo all'inconscio collettivo sorga per ragioni materiali oppure mistiche, il termine inconscio collettivo fu introdotto da Jung per denominare un modello esplicativo con cui fosse possibile descrivere un'importante caratteristica comune osservata nei sogni di differenti individui.

Forze collettive inconscie operano nella nostra società. Questa realtà psicologica è stata designata da Jung con il termine di inconscio collettivo.
Ovviamente l'umanità ha l'impressione di dirigersi da sola, di realizzare quanto ha coscientemente deciso. Cosa scopriamo invece? Che allorché gli uomini dichiarano di desiderare la pace, il mondo intero si arma come non mai. Nell'antica mitologia un simile desiderio di stragi veniva attribuito agli dèi. Oggi queste divinità hanno mutato nome e sono divenute "fattori", termine che deriva dal verbo ‘facere’, cioè ‘fare’. Tali "fattori" rimangono dietro le quinte del teatro del mondo. Ora questa constatazione è vera tanto in grande quanto in piccolo: nello stato di piena coscienza siamo padroni di noi stessi, apparentemente siamo i "fattori" stessi. Ma se varcassimo la porta che conduce all'inconscio comprenderemmo allora con terrore di esser gli zimbelli di questi fattori [L'âme et la vie, cit., p. 418].
Un'energia psichica, che sembrava perduta, risveglia o intensifica nel nostro inconscio tendenze che forse non avevano mai avuto la possibilità di esprimersi. Come abbiamo notato, tragici e assolutamente imprevisti avvenimenti hanno contrassegnato la prima metà del Novecento, capovolgendo il nostro universo e facendo del mondo una società colpita da schizofrenia, una società interiormente lacerata.


 IMMAGINI PER CAPIRE.... 




















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