Nuove malattie: la Sensibilità Chimica Multipla
C’è una patologia “ambientale” emergente e poco conosciuta: è la Sensibilità Chimica Multipla, caratterizzata da sintomi eclatanti e che, tuttavia, fino qualche tempo fa non era riconosciuta come tale. Oggi, inizia a emergere in tutta la sua evidenza e impatto sulla vita delle persone colpite
Spesso ci sono malattie che passano nell’ombra.
Un po’ perché se ne parla poco – o non se ne parla proprio – o perché non si sono ancora guadagnate l’onore di essere classificate come vere e proprie patologie.
Poi, accade che a seguito di casi eclatanti, emergano improvvisamente – e allora s’inizia a parlarne.
E’ il caso di Daniela Vitolo, 29 anni, che ottiene l’attenzione dei media perché soffre di Sensibilità Chimica Multipla (SCM), una sindrome infiammatoria tossica somigliante a un’allergia, ma che può rendere la vita di tutti i giorni un inferno. Per Daniela, e quelli come lei, svolgere le più banali attività quotidiane diventa un calvario: si debbono limitare i contatti persino con parenti e amici. E l’ambiente in cui si vive – quello in cui vive la maggior parte delle persone – è per loro altamente nocivo.
La SCM può essere definita una malattia “ambientale”, caratterizzata da quella che è stata la tendenza negli ultimi 40-50 anni di utilizzare in modo esagerato e spesso sconsiderato sostanze potenzialmente nocive quali insetticidi, pesticidi, conservanti, coloranti, ftalati, solventi, metalli pesanti… solo per citarne alcune.
Come se non bastasse, a minare la salute di tutti noi, ci sono anche il particolato (o polveri sottili da inquinamento), le muffe, gli OGM, l’elettrosmog e via dicendo.
Queste sostanze, spesso mascherate nelle nostre case o nei prodotti che quotidianamente usiamo, causano diversi problemi in che ne viene a contatto: tra questi allergie, dermatiti, asma e problemi respiratori o gastroenterologici – accompagnati anche da una facilità all’affaticamento, una tendenza alle infezioni, alle cefalee, alle vertigini… Sintomi ai quali spesso non si riesce a dare un nome, perché la Sensibilità Chimica Multipla, come la maggior parte delle patologie di origine ambientale, non è riconosciuta dal SSN come vera e propria malattia invalidante.
Purtroppo, di pari passo con la scarsa attitudine al riconoscimento della patologia, si associa una mancata preparazione rispetto a questo tipo di problematiche da parte degli specialisti e i medici di base i quali, loro malgrado, non riescono a reperire le necessarie informazioni affinché si possa riconoscere dai sintomi la presenza di questa malattia: quando infatti i sintomi sono così vari e molteplici, il medico (in mancanza di una formazione specifica) non riesce più a inquadrare il paziente e in molti casi tende a classificarlo come “stressato”, “isterico” o addirittura “psichiatrico”.
In verità, quando ci si trovi di fronte a una realtà multifattoriale e in cui i vari cofattori cambiano da paziente a paziente, si dovrebbe avviare una ricerca approfondita per andare a scoprire tutte le possibili cause ed eliminarle, per quanto possibile, dall’ambiente in cui il paziente si muove e vive ogni giorno – come spiega il dr. Antonio Maria Pasciuto, Presidente ASSIMAS - Associazione Italiana di Medicina Ambientale e Salute.
Altra azione fondamentale consiste nel rinforzare i meccanismi di difesa: lavorare quindi in direzione di un aumento di attività del sistema immunitario, in modo che possa reagire adeguatamente; favorendo inoltre l’attività degli emuntori (fegato, rene) in maniera da smaltire meglio le sostanze di scarto: a volte anche mediante una corretta alimentazione, stili di vita appropriati, attività fisica idonea ecc.
Oggi sono disponibili molti test di laboratorio per verificare se nell’organismo siano presenti sostanze nocive, tossiche o cancerogene; per vedere se queste innescano anche reazioni di tipo allergico; per stabilire se ci sono muffe e per misurare la presenza di elettrosmog.
Si possono inoltre analizzare gli ambienti indoor per verificare la presenza di sostanze volatili nocive (PCP, PCB, formaldeide, solventi eccetera), ma la vera sfida è riuscire a dare un nome a patologie spesso difficili da individuare a causa di una mancanza di informazione e formazione specifica da parte degli operatori sanitari.
Per formare i medici in Medicina Ambientale Clinica e per fare cultura sui temi che legano salute e ambiente è recentemente nata ASSIMAS, che intende informare il pubblico e i cittadini sui rischi legati all’uso di certe sostanze “invisibili” e fornire ai medici strumenti e conoscenze concrete per formulare diagnosi e percorsi terapeutici che tengano finalmente conto del “fattore Ambiente”.
Proprio a gennaio 2013 prende il via il corso post-dell’ASSIMAS dedicato a neolaureati, specialisti e medici di famiglia che vogliono approfondire e sviluppare competenze in Medicina Ambientale Clinica.
Info più dettagliate sul sito www.assimas.it
Un po’ perché se ne parla poco – o non se ne parla proprio – o perché non si sono ancora guadagnate l’onore di essere classificate come vere e proprie patologie.
Poi, accade che a seguito di casi eclatanti, emergano improvvisamente – e allora s’inizia a parlarne.
E’ il caso di Daniela Vitolo, 29 anni, che ottiene l’attenzione dei media perché soffre di Sensibilità Chimica Multipla (SCM), una sindrome infiammatoria tossica somigliante a un’allergia, ma che può rendere la vita di tutti i giorni un inferno. Per Daniela, e quelli come lei, svolgere le più banali attività quotidiane diventa un calvario: si debbono limitare i contatti persino con parenti e amici. E l’ambiente in cui si vive – quello in cui vive la maggior parte delle persone – è per loro altamente nocivo.
La SCM può essere definita una malattia “ambientale”, caratterizzata da quella che è stata la tendenza negli ultimi 40-50 anni di utilizzare in modo esagerato e spesso sconsiderato sostanze potenzialmente nocive quali insetticidi, pesticidi, conservanti, coloranti, ftalati, solventi, metalli pesanti… solo per citarne alcune.
Come se non bastasse, a minare la salute di tutti noi, ci sono anche il particolato (o polveri sottili da inquinamento), le muffe, gli OGM, l’elettrosmog e via dicendo.
Queste sostanze, spesso mascherate nelle nostre case o nei prodotti che quotidianamente usiamo, causano diversi problemi in che ne viene a contatto: tra questi allergie, dermatiti, asma e problemi respiratori o gastroenterologici – accompagnati anche da una facilità all’affaticamento, una tendenza alle infezioni, alle cefalee, alle vertigini… Sintomi ai quali spesso non si riesce a dare un nome, perché la Sensibilità Chimica Multipla, come la maggior parte delle patologie di origine ambientale, non è riconosciuta dal SSN come vera e propria malattia invalidante.
Purtroppo, di pari passo con la scarsa attitudine al riconoscimento della patologia, si associa una mancata preparazione rispetto a questo tipo di problematiche da parte degli specialisti e i medici di base i quali, loro malgrado, non riescono a reperire le necessarie informazioni affinché si possa riconoscere dai sintomi la presenza di questa malattia: quando infatti i sintomi sono così vari e molteplici, il medico (in mancanza di una formazione specifica) non riesce più a inquadrare il paziente e in molti casi tende a classificarlo come “stressato”, “isterico” o addirittura “psichiatrico”.
In verità, quando ci si trovi di fronte a una realtà multifattoriale e in cui i vari cofattori cambiano da paziente a paziente, si dovrebbe avviare una ricerca approfondita per andare a scoprire tutte le possibili cause ed eliminarle, per quanto possibile, dall’ambiente in cui il paziente si muove e vive ogni giorno – come spiega il dr. Antonio Maria Pasciuto, Presidente ASSIMAS - Associazione Italiana di Medicina Ambientale e Salute.
Altra azione fondamentale consiste nel rinforzare i meccanismi di difesa: lavorare quindi in direzione di un aumento di attività del sistema immunitario, in modo che possa reagire adeguatamente; favorendo inoltre l’attività degli emuntori (fegato, rene) in maniera da smaltire meglio le sostanze di scarto: a volte anche mediante una corretta alimentazione, stili di vita appropriati, attività fisica idonea ecc.
Oggi sono disponibili molti test di laboratorio per verificare se nell’organismo siano presenti sostanze nocive, tossiche o cancerogene; per vedere se queste innescano anche reazioni di tipo allergico; per stabilire se ci sono muffe e per misurare la presenza di elettrosmog.
Si possono inoltre analizzare gli ambienti indoor per verificare la presenza di sostanze volatili nocive (PCP, PCB, formaldeide, solventi eccetera), ma la vera sfida è riuscire a dare un nome a patologie spesso difficili da individuare a causa di una mancanza di informazione e formazione specifica da parte degli operatori sanitari.
Per formare i medici in Medicina Ambientale Clinica e per fare cultura sui temi che legano salute e ambiente è recentemente nata ASSIMAS, che intende informare il pubblico e i cittadini sui rischi legati all’uso di certe sostanze “invisibili” e fornire ai medici strumenti e conoscenze concrete per formulare diagnosi e percorsi terapeutici che tengano finalmente conto del “fattore Ambiente”.
Proprio a gennaio 2013 prende il via il corso post-dell’ASSIMAS dedicato a neolaureati, specialisti e medici di famiglia che vogliono approfondire e sviluppare competenze in Medicina Ambientale Clinica.
Info più dettagliate sul sito www.assimas.it
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