MCS: SENSIBILITA' CHIMICA MULTIPLA, UNA SINDROME CAUSATA DALL'INQUINAMENTO
fortemente invalidante conduce a condizioni di subvita
Un ambiente salubre all’interno ed all’esterno delle abitazioni e dei luoghi di lavoro, è una condizione fondamentale per garantire all’organismo la possibilità di svolgere al meglio le proprie funzioni naturali: ossigenarsi, nutrirsi, recuperare le forze, depurarsi, riprodursi, ecc…
Polveri sottili, anidride solforosa, anidride carbonica, benzene, nichel, piombo, mercurio, monossido di carbonio, idrocarburi, ammoniaca, conservanti, additivi, coloranti, VOC e l’elenco potrebbe ancora continuare, sono sostanze che, per la loro massiccia presenza nell’ambiente in conseguenza delle immissioni delle industrie e del traffico veicolare, dell’uso di anticrittogamici e pesticidi in agricoltura e non solo, di prodotti per l’edilizia quali cementi a presa rapida e pitture, di toner ed inchiostri, di prodotti per la detersione e la pulizia personale e della casa, inquinano l’ambiente e scatenano nell’organismo un innaturale e quindi forzato processo di adattamento che segna le capacità di autodifesa indebolendo il sistema immunitario, alterando la funzionalità di organi ed apparati, il processo di nutrizione e depurazione delle cellule, fino a determinare mutazioni genetiche irreversibili a carico del DNA . Il rischio concreto è, allora, l’insorgenza di patologie di varia natura; alcune, come le patologie oncologiche già conosciute nella letteratura medica, anche se ancora si tenta da parte della classe medica di celare o negare il loro legame con l’esposizione alle sostanze inquinanti, altre, a queste intimamente correlate, denominate appunto “patologie ambientali”, quali la sensibilità chimica multipla, la fibromialgia, la sindrome da stanchezza cronica, l’elettrosensibilità, la intossicazione da amalgame dentarie, semisconosciute o deliberatamente negate e arrogantemente contestate da una parte considerevole di medici, specialmente in Italia ove ancora queste patologie non sono state riconosciute dal Ministero della Salute sebbene siano stati presentati da anni numerosi disegni di legge di iniziativa parlamentare. Una patologia ambientale in preoccupante crescita a livello mondiale, specialmente nelle zone ove sono allocati stabilimenti industriali, in special modo le industrie petrol-chimiche, è la sensibilità chimica multipla, internazionalmente conosciuta con l’acronimo di MCS. Si tratta di una sindrome immuno-tossico-infiammatoria, spesso scambiata per una sindrome allergica, ma le cui dinamiche ed il cui percorso sono completamente diversi. Perduta per l’organismo la capacità di sopportare l’ambiente chimico circostante, si verifica la cosiddetta “fase di sensibilizzazione” conseguente proprio alla esposizione sistematica o alla sovraesposizione a sostanze chimiche. I sintomi si verificano così in risposta alle esposizioni a composti presenti nell’ambiente in dosi anche di molto inferiori a quelle tollerate dalla popolazione in generale. I disturbi possono includere dolore alle articolazioni ed ai muscoli, cefalee, affaticamento, prurito, tachicardia, asma, insufficienza circolatoria, nausea. Se il soggetto continua ad essere esposto alle sostanze chimiche la sindrome progredisce e si manifestano infiammazioni croniche dei tessuti che interessano organi ed apparati. Fino a questa fase, una corretta diagnosi consente la regressione dei sintomi mediante l’allontanamento del soggetto dall’ambiente o l’evitamento delle sostanze chimiche nocive in uno ad una terapia di supporto a base di integratori. In mancanza l’infiammazione cronicizza con danni irreparabili ed irreversibili quali: demenza, ictus, lesioni al sistema nervoso centrale, ai reni, al fegato, ai polmoni, danni al sistema immunitario, malattie autoimmuni, depressione; è inoltre stata riscontrata una più alta incidenza di forme tumorali e leucemiche in conseguenza del danneggiamento del patrimonio genetico. L’ineludibile danneggiamento cellulare legato all’inquinamento ambientale si manifesta insomma con un aumento dello stress ossidativo che innesca un processo degenerativo delle cellule legato alla massiccia presenza dei radicali liberi prodotti dalle cellule in seguito a reazioni di ossidazione. Un eccesso di radicali liberi causa una progressiva cascata di reazioni chimiche che conducono alla distruzione delle cellule con progressiva usura dell’organismo (invecchiamento precoce). La MCS è presente nel 6-12% della popolazione, colpisce in modo più severo una percentuale minore compresa tra l’1,5-3% della popolazione, ne risulta particolarmente esposto il sesso femminile; può esordire a qualunque età ed in qualsiasi classe sociale. E’ evidente come tale sindrome sia fortemente invalidante e come ad essa si accompagni il serissimo rischio di dover ricorrere all’isolamento quale unica condizione per non imbattersi nelle insidiosissime barriere chimiche create anche da coloro che continuano a fare largo uso di prodotti di uso comune quali detergenti e profumi.
Chi ne è colpito trova, così, enormi difficoltà a continuare a svolgere la propria attività lavorativa, ad utilizzare i mezzi di trasporto pubblico, ad accedere agli uffici pubblici, a mantenere rapporti familiari e sociali. Panni sciorinati sul balcone dai vicini per le loro esalazioni impediscono la possibilità di aprire le imposte; smog ed immissioni industriali suggerirebbero di lasciare la propria casa e trasferirsi in luoghi più salubri, ma queste scelte spesso sono rese impossibili da ragioni economiche e familiari. Le barriere chimiche sono paradossalmente imponenti anche all’interno degli ospedali per la presenza di esalazioni di disinfettanti e detergenti a base di cloro, per l’uso da parte del personale medico e paramedico di guanti in lattice, di camici lavati con detergenti comuni, di profumi e colonie e ciò solo per fare qualche esempio; ma il rischio più grosso è conseguenza della impreparazione di medici e paramedici i quali spesso non sanno fare una diagnosi, non sanno fronteggiare una crisi con terapie adeguate, non comprendono la necessità di isolare il paziente chimicamente sensibile per evitare che peggiori anche per il profumo o la lacca per capelli o le tracce di fumo di sigaretta emanate dallo stesso camice indossato da chi dovrebbe praticare le prime cure.
Chi ne è colpito trova, così, enormi difficoltà a continuare a svolgere la propria attività lavorativa, ad utilizzare i mezzi di trasporto pubblico, ad accedere agli uffici pubblici, a mantenere rapporti familiari e sociali. Panni sciorinati sul balcone dai vicini per le loro esalazioni impediscono la possibilità di aprire le imposte; smog ed immissioni industriali suggerirebbero di lasciare la propria casa e trasferirsi in luoghi più salubri, ma queste scelte spesso sono rese impossibili da ragioni economiche e familiari. Le barriere chimiche sono paradossalmente imponenti anche all’interno degli ospedali per la presenza di esalazioni di disinfettanti e detergenti a base di cloro, per l’uso da parte del personale medico e paramedico di guanti in lattice, di camici lavati con detergenti comuni, di profumi e colonie e ciò solo per fare qualche esempio; ma il rischio più grosso è conseguenza della impreparazione di medici e paramedici i quali spesso non sanno fare una diagnosi, non sanno fronteggiare una crisi con terapie adeguate, non comprendono la necessità di isolare il paziente chimicamente sensibile per evitare che peggiori anche per il profumo o la lacca per capelli o le tracce di fumo di sigaretta emanate dallo stesso camice indossato da chi dovrebbe praticare le prime cure.
E’ di tutta evidenza come sia essenziale che la classe medica si decida a studiare gli effetti devastanti procurati al nostro organismo dalle sostanze chimiche presenti pure nei farmaci; che sia in grado di fare diagnosi tempestive che consentano di bloccare l’inesorabile avanzata dello stress ossidativo cellulare e quindi di salvaguardare il patrimonio genetico dalle mutazioni patogenetiche cause in primis delle neoplasie. La colpevole impreparazione dei medici; la insensibilità degli amministratori verso i problemi ambientali legati alla presenza degli insediamenti industriali sul territorio ed all’inquinamento idro-geologico; la logica del profitto che viene anteposta al diritto alla salute con la conseguente produzione e messa in vendita di prodotti che celano insidiosi veleni; gli insediamenti industriali e le aziende agricole che ammorbano l’aria e avvelenano il suolo, hanno determinato e garantito e continuano a garantire le condizioni perché l’umanità si avvii verso una condizione di sub vita. In ultimo rivolgo l’invito a riflettere su un dato allarmante: la percentuale di tumori pediatrici, specie quelli diagnosticati nel primo anno di vita, è in netto aumento; in Europa vi è un incremento annuo dell’1,2% dei tumori infantili con un incremento annuo del 3% nel primo anno di vita registrato in Italia; mentre in Europa l’incremento dei linfomi in età pediatrica è dello 0,9%, in Italia è del 4,6% annuo. Siracusa, non a caso, è purtroppo tra le città maggiormente colpite da tale flagello ed in Italia è la provincia che detiene il triste primato dei nati malformati; bambini tutti concepiti all’ombra delle ciminiere del polo petrolchimico da genitori che hanno vissuto respirandone i gas tossici e nutrendosi con cibi coltivati in terreni agricoli avvelenati. E’ quindi necessario che la scienza e la ricerca medica puntino l’attenzione su quegli eventi stressanti in grado di alterare il DNA già a livello del micro-ambiente uterino interferendo sull’assetto epigenetico dei tessuti fetali, tenendo presente che, come risulta ormai scientificamente dimostrato, sia l’ovulo che gli spermatozoi sono suscettibili di danneggiamento in conseguenza dell’esposizione a fattori tossico-ambientali. Concludo con l’ auspicio che vi sia al più presto una presa di coscienza collettiva volta ad imporre nuovi stili di vita con la consapevolezza che l’ambiente è bene comune e la salute diritto fondamentale da tutelare e garantire incondizionatamente.
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