La crisi economica incide sulla salute mentale
pubblicata da Andrea Mazzoleni il giorno Martedì 2 ottobre 2012 alle ore 20.46 ·
La crisi economica incide sulla salute mentale
Cresce con la crisi il senso di insicurezza e precarietà, aumentano i malesseri personali e sociali e diventano preoccupanti gli effetti sulla salute mentale.
I dati dell'OCSE parlano chiaro : in tutti i paesi la percentuale di lavoratori che soffrono di malattie mentali è aumentata negli ultimi 5 anni. La crisi e la deregolamentazione del mercato del lavoro sembrano essere all'origine di questa situazione confermando come l'incertezza sul lavoro e la precarietà economica aumentino il disagio personale e sociale.
Anche in Svizzera la situazione assume caratteri preoccupanti. Recentemente uno studio della Segreteria di stato dell'economia (SECO) ha evidenziato un aumento negli ultimi 10 anni delle persone che percepiscono "spesso" e "molto spesso" situazioni di stress legate al lavoro. Rispetto al 2000 il 30% in più delle persone attive si sente stressato in maniera cronica, ovvero in maniera prolungata. La quota delle persone che non percepisce "mai" o "qualche volta" lo stress ha fatto registrare un calo dal 17.4% al 12.2%. Dallo studio non emergono differenze nella percezione dello stress a seconda del ramo economico, della categoria professionale, dello status socioeconomico o del sesso.
La globalizzazione e la crisi economica sono due processi che hanno destabilizzato le comunità mondiali per quanto riguarda lo sviluppo industriale ed economico. La crisi economica ha prodotto sacche di disoccupazione, di lavoro precarizzato, ma soprattutto di instabilità sociale.
Tale disagio si è riflesso sulla psiche dei lavoratori e dei loro familiari che hanno visto cambiare la loro condizione con effetti dirompenti sia individuali che collettivi.
La preoccupazione maggiore riguarda soprattutto la dimensione umana, o forse sarebbe meglio dire dis-umana, che si cela dietro questa situazione. La crisi, la precarietà e la deregolamentazione del mercato del lavoro generano una sofferenza infinita in chi non ha nessuna responsabilità nelle scelte politiche e economiche ed è invece costretto a pagarne le conseguenze.
La mancanza di un impiego o la paura di perderlo sono fra gli elementi che più destabilizzano il benessere emotivo, soprattutto quando si è giovani. È stato dimostrato, in uno studio pubblicato sull'American journal of public health, che la disoccupazione è un forte fattore di rischio per la depressione nei giovani adulti fra i 30 e 40 anni : quanto più tempo si trascorre fuori dal mercato del lavoro, tanto maggiore è la probabilità di sviluppare sintomi depressivi.
La manifestazione concreta di questa situazione la si può quantificare con un incremento che passa dal 10 al 40 per cento delle richieste di consulto specialistico psichiatrico.
Il disagio sociale è così spesso un fenomeno legato al senso di incapacità nel presente e alla incertezza sulle prospettive future. Come il disagio aumenta, così aumenta il pericolo di cadere in comportamenti devianti che vanno dalla microcriminalità alle dipendenze con diffusione trasversale.
Nella presente situazione, oramai cronica, di difficoltà nella gestione delle risorse sanitarie, di costi fuori controllo, di conflitti fra partner sociali ed istituzionali, di preoccupazioni per il cittadino, di consapevolezza della necessità di un utilizzo più attento di molti servizi e prestazioni, ci si deve chiedere se non sia il caso di affrontare il problema in modo diverso. Se non sia cioè giunto il momento di considerare le cose in modo totalmente nuovo pena l’esasperazione ed il dis-controllo ulteriore con tutto ciò che comporta questa deriva. La salute ed il benessere psicologico, fisico e sociale così come la ricerca e la formazione in questo ambito, devono infatti essere considerati non più dei costi, degli oneri, quanto invece un’opportunità, un investimento, un’occasione di crescita e sviluppo. Perché investire nella salute non solo è possibile, ma è anche una grande opportunità per la società civile ed il progresso. Investire nella salute significa investire nel benessere delle persone, della comunità e della società tutta. È un indicatore di sviluppo e di evoluzione di un intero sistema sociale ed economico.
La politica e l’economia devono quindi anche saper inventare e difendere quegli spazi aperti al mondo dell’intersoggettività ove accogliere coloro che, nella loro esistenza disagiata, soffrono della loro stessa presenza alla vita, della loro fisicità imprigionata in un corpo malato, della propria anima solitaria ed esiliata in un mondo e in una realtà fenomenologica e psicologica insostenibile, incomprensibile, invivibile.
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