Vivere felici naturalmente in natura
Gli
ecovillaggi, per quanto utopistici possano sembrare, hanno sviluppato
numerosi «insediamenti sostenibili»: 100 tra Europa e Africa, 500 in
Nord America e 700 in Sud America
Domenico De Leonardis
( Economista ambientale )
Molto spesso, la percezione individuale dei problemi ambientali parte
anche da un certo malessere o disagio che matura nel tempo vivendo
sempre in ambienti urbani grandi e piccoli.
Questo comporta, talvolta,
una revisione del proprio modo di percepire l'ambiente circostante e
alcune scelte di vita controcorrente.
È questo il caso degli ecovillaggi, una realtà spesso molto variegata,
che si pone a metà strada tra fondamentalismo ambientalista e ricerca
spirituale e scientifica.
La rete, anche in questi casi, ci permette di visitare luoghi che ci
appaiono molto lontani dal nostro modello di pensiero ormai abituato
alle città. In realtà spesso sono
luoghi a noi vicini. Un sito da cui partire per una ricerca su scala
mondiale è sicuramente www.gaia.org
che raccoglie un vero e proprio network di comunità raccolte in un
associazione, la Gen (Global ecovillage network). L'associazione ha lo
scopo di far incontrare e condividere idee, scambi tecnologici, sviluppi
culturali e scambi educativi cercando di recuperare il territorio e di
vivere in modo tale che quello che l'uomo utilizza dell'ambiente gli sia
restituito possibilmente senza depauperarlo.
Tale idea, per quanto utopistica possa sembrare, ha sviluppato numerosi
«insediamenti sostenibili»: 100 tra Europa e Africa, 500 in Nord America
e 700 in Sud America, molti dei quali catalogati in www.ecovillage.org.
Ci sono per esempio comunità che cercano di recuperare un sito utilizzato per l'estrazione di minerali (www.sherwoodenergyvillage.co.uk)
cercando di dare una prospettiva ecologica al proprio futuro
utilizzando energia da biomasse e bioarchitettura. Il villaggio è
situato nel Nottinghamshire a due passi dal territorio di Robin Hood in
un area interessata da profonde trasformazioni socioeconomiche e vuole
testimoniare una via concreta e tecnologica per lo sviluppo sostenibile.
Sul versante opposto, nell'India meridionale, esiste un altro ecovillaggio (www.auroville.org) a dimostrazione che sia la cultura occidentale sia quella orientale trovano talvolta punti in comune.
Anche in Italia vi sono ecovillaggi. Tra i più famosi si ricorda
l'Università libera di Alcatraz vicino a Gubbio dove Jacopo Fo dimostra
che è possibile cambiare stile di vita con progetti pilota
sull'ambiente, promuovendo catene commerciali ecosolidali e finanza
etica. Il tutto nello stile dell'autore che ha promosso anche un sito (62.110.58.024/jacopofo/ecologia)
ricco di esempi che fanno riflettere sul costo ambientale di alcuni
comportamenti individuali e sociali. Il sito consiglia soluzioni
pratiche e vantaggiose anche economicamente. Si trovano, infatti,
consigli per l'impianto di panelli solari con relativi costi e benefici,
si promuovono gruppi d'acquisto e si sollecitano varie categorie
(pubbliche amministrazioni, imprenditori, amministratori condominiali) a
fare la propria parte.
Molto spesso gli ecovillaggi offrono sistemazione per un turismo
ecologico, una buona occasione per unire relax ad un arricchimento
culturale che può modificare comportamenti consolidati. Un ottimo
catalogo può essere acquistato su fic.ic.org/cmag/.
Per chi invece decide di non abbandonare la propria città esistono
risorse utili per migliorare il nostro ambiente. La rivista Terranuova (www.aamterranuova.it)
introduce il profano a tutte le esperienze, i pensieri e le culture del
naturale. Da qui per chi volesse approfondire le opportunità offerte
dalla bioedilizia si può accedere ai siti www.buildlab.com e www.bioarchitettura.org
Buona navigazione.
Leggendo i libri di Osho, mi soffermai sulla sua visione di un mondo nuovo, per l’uomo nuovo che stava tentando di formare. Un mondo senza più stati, sotto la supervisione di un unico governo mondiale, dove le persone non vivessero più nelle città ma in tante comuni, collegate da rapporti di mutuo aiuto.
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