appunti del
dott.
Claudio Italiano
oppure cfr
indice malattie vascolari
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Patologie delle arterie
Aocp
La rivascoralizzazione degli arti inferiori nelle arteriopatie
periferiche
L'esame del paziente vascolare, un caso di ischemia critica degli arti
inferiori nelle arteriopatie periferiche La
terapia antiaggregante e l'angioplastica degli arti inferiori nelle
arteriopatie periferiche
La rivascoralizzazione degli arti inferiori nelle arteriopatie
periferiche e le tecniche di bypass
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L’ARTEROPATIA DEGLI ARTI
INFERIORI (AOCP)
La malattia arteriosa
periferica è una patologia che colpisce le arterie degli arti inferiori,
in modo particolare le arterie delle gambe. Le arterie sane sono dei vasi
funzionanti, ed hanno una parete liscia all’interno che consente al
sangue di scorrere liberamente impedendo la formazione di coaguli. Per una
serie di ragioni, che vedremo meglio appresso specificate, avviene un
processo che porta alla formazione della placca, cioè di un deposito di
grasso, una pappa lipidica che innesca, a sua volta, un processo
infiammatorio, con formazione di tessuto fibrotico. Ne deriva un ostacolo
al flusso di sangue e di conseguenza una mancata irrorazione periferica,
principalmente nelle arterie più piccole periferiche. L’Arteriopatia
Obliterante Cronica Periferica (AOCP) è una malattia caratterizzata,
perciò, da un’insufficienza arteriosa periferica con riduzione della
portata ematica a livello dell’arto inferiore, è tuttavia una patologia
multidistrettuale, poiché coinvolge infatti anche il distretto
coronarico e carotideo. Oltre il 90% dei casi riconosce come causa l’aterosclerosi.
Al momento della diagnosi circa il 30% dei soggetti risulta già affetto
da manifestazioni di ischemia a livello cerebrovascolare e/o coronarico
(studio di Framingham).
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EZIOPATOGENESI.
• Il
fumo è
certamente il fattore più importante per l’insorgenza della malattia
arteriosa periferica, ancora di più che per la malattia alle coronarie.
Il fumo ostacola la cura della malattia. Il fumo è il fattore di rischio
maggiore per la comparsa e aggravamento delle AOCP, l’incidenza della
claudicatio intermittens risulta 4 volte maggiore negli uomini fumatori di
almeno 20 sigarette/die rispetto a quelli che ne fumano meno di 10. Altri fattori di rischio
sono l’ipertensione arteriosa e le dislipidemie: la prima è un fattore
meno appariscente ma indiscutibile, con prevalenza variabile fra il 25 e
il 35%; Lo studio di Framingham ha inoltre evidenziato che nei soggetti
coronaropatici il rischio di comparsa di claudicatio è 4 volte maggiore
che nel resto della popolazione. Nella popolazione europea,
l’incidenza dell’amputazione chirurgica varia tra i 190 e 250 casi per
milione di abitanti per anno, ma aumenta nei diabetici fino a 3500 per
milione per anno. Poiché la malattia
aterosclerotica è polidistrettuale, nei pazienti con insufficienza arteriosa
periferica è elevata la mortalità per malattie cardiovascolari. Infarto
del miocardio e stroke sono, infatti, tra le più frequenti cause di
morte; inoltre i pazienti con ischemia critica sono maggiormente esposti
al rischio di sviluppare episodi tromboembolici e, se allettati per lungo
tempo, di
tromboembolismo venoso.
• I Pazienti
diabetici sono maggiormente soggetti alla malattia arteriosa
periferica. Essi devono attuare uno scrupoloso
controllo della glicemia
per il mantenimento a valori normali, essenziali per la prevenzione di
eventi cardiovascolari e le temibili complicanze di lesioni ai piedi. È
stata individuata un’incidenza variabile dall’8 al 22% nei diabetici
tra i 50 e i 70 anni . Le persone affette da diabete hanno, inoltre, una
probabilità 5 volte superiore del resto della popolazione di sviluppare
un quadro di ischemia critica agli arti inferiori, infine la presenza di
ulcere e gangrena è stata rilevata nel 10% circa di diabetici anziani
associata a "piede diabetico"
• Con l’età aumenta
l’incidenza della malattia arteriosa periferica, con una maggioranza di
Pazienti sintomatici sopra ai sessanta anni.
• La predisposizione
ereditaria. Sono a maggior rischio di malattia arteriosa periferica
coloro che hanno parenti prossimi affetti da malattie cardiache. per
quanto riguarda le seconde, si riscontrano nel 40% dei soggetti
cardiopatici e vi è un’importante correlazione tra bassi livelli di
colesterolo HDL e livelli patologici delle apolipoproteine.
• L’ipertensione
arteriosa è un fattore di rischio perché danneggia la parete
delle arterie.
Quali sono i sintomi?
All’inizio, la malattia
arteriosa periferica non da sintomi ma, peggiorando, può causare:
-
dolori e crampi ai polpacci quando si cammina o si passeggia tanto da impedire il cammino, ma si riduce e scompare con il riposo, per ritornare quando si ricomincia a camminare: è chiamato, con il termine latino "claudicatio intermittens".
-
raffreddamento della cute in specifiche aree delle gambe o dei piedi, o modificazioni di colore della cute.
Si possono verificare
delle lesioni cutanee ai piede o alle dita dei piedi che non si
rimarginano rapidamente.
IN PARTICOLARE:
Esiste una classificazione
di Fontaine – Leriche, che suddivide in stadi la AOCP.
STADIO I
Asintomatico o dolore da
sforzo intenso, definito anche preclinio.
Possono essere presenti:
-
Parestesie da sforzo o da mantenimento prolungato della stazione eretta;
-
Sensazione di freddo alle estremità;
-
Ipotrofia relativa di un arto;
-
Non crescita degli annessi cutanei.
STADIO II
L’esercizio muscolare,
durante il quale aumenta la richiesta di ossigeno da parte dei muscoli,
determina la comparsa di dolore. Il sintomo tipico è, infatti, la
claudicatio intermittens: essa compare durante la deambulazione e scompare
a riposo (asintomatologia a riposo).
Questo stadio si suddivide
ulteriormente in:
-
Stadio IIa: autonomia di cammino superiore ai 200 m.
-
Stadio IIb: autonomia di cammino inferiore ai 150 m e tempo di recupero superiore ai 3
STADIO III
Comparsa di dolore a riposo
in clinostatismo (dolore anche notturno), causato dalla grave ipossia
cutanea e dalla neurite ischemica; si denota un quadro di ischemia
arteriosa assoluta.
Al dolore a riposo si
possono associare:
-
Iniziali alterazioni del trofismo cutaneo e del colorito;
-
Edema;
-
Cianosi.
STADIO IV
Ischemia critica, marcata
ipossia e acidosi, lesioni trofiche, necrosi e/o gangrene.
Le turbe trofiche hanno
gravità diversa, possono consistere in:
-
Alterazioni degli annessi cutanei: riduzione del sistema pilifero o alterazioni ungueali, quali ad esempio rallentamento della crescita;
-
Lesioni periungueali;
-
Ulcere interdigitali;
-
Necrosi a stampo sulle articolazioni interfalangee;
-
Gangrena: secca (rapida necrosi e annerimento dei tessuti) o umida, accompagnata da riassorbimento di cataboliti necrotici e comparsa di sintomi generali quali febbre, leucocitosi e aumento della VES.
Il
concetto di ischemia critica indica un quadro caratterizzato dalla
presenza di un dolore ischemico a riposo, persistente, scatenato o
esarcebato dall’elevazione e alleviato dalla posizione in senso
gravitazionale, che richiede adeguata analgesia per più di due settimane,
con una pressione sistolica misurata alla caviglia di 50 mm Hg. Con tale
valore presso rio, nella maggior parte dei pazienti il dolore e le ulcere
non migliorano senza intervento.
DIAGNOSI:
La diagnosi medica di AOCP
viene posta in due tempi:
DIAGNOSI
CLINICA:
-
Anamnesi: familiarità, fattori di rischio.
-
Sintomi: freddo, parestesie.
-
Ispezione: colorito cutaneo, annessi cutanei, trofismo, termotatto.
-
Palpazione: ricerca dei polsi arteriosi.
-
Auscultazione: soffi sistolici.
Si avvale di tecniche non
invasive ed invasive. Invasiva è quella tecnica che prevede l’introduzione
di cateteri dentro i vasi in esame e l’introduzione di sostanze
coloranti nefrotossiche; stiamo parlando dell’arteriografia che è
comunque indispensabile per gli interventi chirurgici.
Tra le tecniche non
invasive, ricordiamo:
-
Il semplice Indice di Winsor, cioè è il valore del rapporto tra la pressione arteriosa tibiale e quella omerale, e deve essere circa 1 nel soggetto normale
-
un esame di facile esecuzione, l'ecocolordoppler degli arti inferiori 85%
-
Angio RMN 95% di sensibilità
-
Angio TC 91% di sensibilità
TERAPIA.
MEDICA
Il trattamento efficace
delle insufficienze arteriose periferiche deve consentire la prevenzione e
la correzione dei momenti eziologici della malattia aterosclerotica.
Si deve pertanto cominciare
con l’eliminazione dei fattori di rischio voluttuario: spingere il
paziente a smettere di fumare, proporre una dieta per ottenere un calo
ponderale, correggere le errate abitudini di vita.
Il passo successivo
è quello di abituare il paziente ad una attività fisica e muscolare
costante; infine si correggono le eventuali alterazioni dismetaboliche
(trattamento farmacologico per il diabete
e per le dislipidemie.
Allo scopo si impiegano
farmaci in acuto: trombolitici, antiaggreganti come la banale aspirina, la
ticlopidina, le statine, le eparine. Si cura lo scompenso glicometabolico,
Si eseguono dei tamponi da ferita nelle lesioni ulcerate trofiche
periferiche e si attuano adeguate antibioticoterapie. Si possono impiegare
la camera iperbarica .
CHIRURGIA (cfr
L'arteriopatia obliterante cronica: Angioplastica Percutanea )
La terapia chirurgica
tradizionale consiste nella pulizia dei vasi (tromboendoarteriectomia) o
nell’esecuzione di pontaggi (by-pass) dei vasi ostruiti con vene del
paziente o protesi sintetiche. Gli interventi possono essere così
suddivisi:
Il trattamento chirurgico
consta di interventi di T.E.A. (tromboendoarteriectomia), di by-pass (vedi
esempi in figura) e P.T.A. (angioplastica transluminale percutanea), fino
all’amputazione in caso di gangrene.
La terapia endovascolare
consiste nella dilatazione delle arterie attraverso l’inserimento di
palloncini nel loro lume (angioplastica) o nel posizionamento di
dilatatori metallici (stent) o di protesi. Questa terapia offre il
vantaggio di evitare le incisioni chirurgiche nell’addome o negli arti
poiché può essere eseguita attraverso la semplice puntura di una arteria
con un ago. A seconda dei molteplici quadri clinici che si presentano il
chirurgo vascolare vi consiglierà la soluzione terapeutica ottimale.
Quando l’intervento di rivascolarizzazione non é realizzabile per le
condizioni cliniche del paziente o per il quadro angiografico, è
possibile eseguire un intervento chiamato simpaticectomia lombare. Esso
consiste nella sezione delle connessioni del sistema simpatico a livello
lombare responsabili della regolazione del tono vasale periferico e
consente di aumentare la vascolarizzazione periferica. L’incisione
cutanea prevista è di circa 8-10 cm lateralmente all’ombelico e il
trauma chirurgico è limitato.
La
riabilitazione angiologica per la claudicatio intermittens è efficace per
il recupero dell’autonomia della marcia, per la preparazione del
paziente all’intervento chirurgico di rivascolarizzazione e per il
recupero della claudicatio residua dopo l’intervento. La
riabilitazione agisce migliorando la risposta metabolica delle cellule,
potenziando la formazione di circoli collaterali e migliorando l’adattamento
ergonomico della marcia. Il training
riabilitativo, solitamente proposto per le AOCP, prevede esercizi in
aerobiosi per ottenere un’efficacia a breve termine. Con tale protocollo
di esercizi sono stati evidenziati significativi aumenti nella percentuale
degli indici funzionali di marcia e del numero degli esercizi
sottolesionali. Esso è così composto:
-
Allenamento aerobico al tapis roulant: si esegue al 60/70% della ICD (distanza di claudicatio iniziale), cinque ripetizioni con intervallo di ristoro di 5’, pendenza 0-10%;
-
Marcia libera su base libera a cadenza prefissata, al 70% della ICD con 5 ripetizioni e 5 minuti di ristoro;
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