Come si individua e misura lo stress da lavoro?
"L'individuazione di un problema di stress è possibile attraverso un'analisi di numerosi fattori. Ne elenco alcuni: l'organizzazione e i processi di lavoro (pianificazione dell'orario di lavoro, grado di autonomia, grado di coincidenza tra esigenze imposte dal lavoro e capacità/conoscenze dei lavoratori, carico di lavoro, ecc.); le condizioni e l'ambiente di lavoro (esposizione ad un comportamento illecito, al rumore, al calore, a sostanze pericolose, utilizzo di software particolarmente complessi, ecc.); la comunicazione (incertezza circa le aspettative riguardo al lavoro, prospettive di occupazione, un futuro cambiamento, ecc.); fattori soggettivi (pressioni emotive e sociali, sensazione di non poter far fronte alla situazione, percezione di una mancanza di aiuto...).
Un alto assenteismo o un'elevata rotazione del personale, conflitti
interpersonali o lamentele frequenti da parte dei lavoratori, sono
alcuni dei sintomi che possono rivelare la presenza di stress da lavoro.
Per la misura dello stress occupazionale si pongono due ordini di
problemi: stabilire un nesso di casualità tra stress e alterazioni di
parametri biologici o patologie, distinguendo in particolare la quota
occupazionale di stress dalla quota dovuta ad altre cause psico-sociali;
in secondo luogo, quantificare il peso dello stress da lavoro nella
insorgenza di patologie le cui cause possono essere multifattoriali.
Anche se, nel posto di lavoro, gli stimoli fisici e ambientali possono
rappresentare agenti stressanti potenzialmente pericolosi, quelli che
stanno emergendo maggiormente, come fattori psico-sociali di stress
negativo, sono il mobbing, il burn out e la ‘sindrome corridoio'".
Ci può dare alcune definizioni delle malattie che ci ha elencato?
"Il burn out sinteticamente può essere definito come una progressiva perdita di idealismo, energia e scopi, vissuta da operatori sociali, professionali e non, come risultato delle condizioni in cui lavorano. È una sindrome presente in particolare nei lavori di assistenza e di contatto e relazione diretta con il pubblico (infermieri, medici, assistenti sociali, ecc.), ove la questione del burn out - ovvero del ‘bruciare' le energie - è tale da rendere insopportabile quel lavoro dopo un certo numero di anni.
"Il burn out sinteticamente può essere definito come una progressiva perdita di idealismo, energia e scopi, vissuta da operatori sociali, professionali e non, come risultato delle condizioni in cui lavorano. È una sindrome presente in particolare nei lavori di assistenza e di contatto e relazione diretta con il pubblico (infermieri, medici, assistenti sociali, ecc.), ove la questione del burn out - ovvero del ‘bruciare' le energie - è tale da rendere insopportabile quel lavoro dopo un certo numero di anni.
Altra malattia di cui si sente spesso parlare è il mobbing. Il nome della malattia deriva dall'inglese to mob,
‘attaccare', ‘accerchiare'. Non esiste una definizione univoca di
mobbing che sia internazionalmente riconosciuta. Nell'ambito dell'Unione
Europea è abbastanza frequente definirlo come 'un comportamento
ripetuto, immotivato, rivolto contro un dipendente o un gruppo di
dipendenti, tale da creare un rischio per la sicurezza e la salute',
intesa sia in senso fisico che mentale.
In Italia, anche per le implicazioni medico-legali e legali che il
fenomeno può comportare, c'è la tendenza a valutare la ‘intenzionalità'
di chi lo attua e si preferisce definirlo come 'una condizione di
violenza psicologica, intenzionale e sistematica, perpetrata in ambiente
di lavoro per almeno sei mesi, con l'obiettivo di espellere il soggetto
dal processo o dal mondo del lavoro'.
Come si può diagnosticare il mobbing? Come si può capire se una
persona ha dei sintomi legati al lavoro o legati a situazioni familiari
preesistenti?
"La valutazione del mobbing è particolarmente complessa. Non esiste un'unica modalità valida per ogni contesto; inoltre la raccolta dei dati riguardanti i precedenti fisiologici e patologici personali ed ereditari dei pazienti, e di quelli in ambito occupazionale, nel caso del mobbing, richiede l'intervento e la collaborazione interdisciplinare del medico del lavoro, dello psichiatra e dello psicologo, con tempi di raccolta dei dati clinici lunghi e con ripetute verifiche e confronti da parte degli specialisti.
"La valutazione del mobbing è particolarmente complessa. Non esiste un'unica modalità valida per ogni contesto; inoltre la raccolta dei dati riguardanti i precedenti fisiologici e patologici personali ed ereditari dei pazienti, e di quelli in ambito occupazionale, nel caso del mobbing, richiede l'intervento e la collaborazione interdisciplinare del medico del lavoro, dello psichiatra e dello psicologo, con tempi di raccolta dei dati clinici lunghi e con ripetute verifiche e confronti da parte degli specialisti.
La complessità e multidisciplinarietà dell'esame è richiesta dalla
delicatezza della diagnosi e dalla difficoltà di verifica dei dati
anamnestici, che poggia essenzialmente sull'attendibilità della persona e
della storia lavorativa".
Esistono altri tipi di malattie da stress?
"Una malattia meno nota è la 'sindrome corridoio', che si può definire come la non capacità di distinguere tra la sfera lavorativa e la sfera della vita privata. Sempre più spesso la famiglia genera o amplifica le tensioni fisiche, emotive e comportamentali, restituendole al contesto lavorativo. La conseguenza è che di fronte a normali stimoli lavorativi la soggettività individuale risulta a rischio di scompensi biologici e comportamentali.
"Una malattia meno nota è la 'sindrome corridoio', che si può definire come la non capacità di distinguere tra la sfera lavorativa e la sfera della vita privata. Sempre più spesso la famiglia genera o amplifica le tensioni fisiche, emotive e comportamentali, restituendole al contesto lavorativo. La conseguenza è che di fronte a normali stimoli lavorativi la soggettività individuale risulta a rischio di scompensi biologici e comportamentali.
Nel contesto di vita contemporanea si sono annullati i filtri che
gestivano le singolarità del quotidiano lavorativo e di quello privato;
si è infatti creato un ‘corridoio' senza soluzione di continuità tra gli
stimoli propri dell'ambiente di lavoro e quelli della vita familiare o
privata che sia.
D'altra parte non è raro che le tensioni lavorative vengano trasportate
nella vita privata, non strutturata a compensarle, e quando tali
tensioni assumono carattere di cronicità e di eccesso possono provocare
rotture comunicative e quindi incomprensioni, frustrazioni, solitudine e
aggressività".
Come si può riconoscere e prevenire la sindrome da stress negativo?
"Anche se non sono stati ancora fatti degli studi approfonditi sull'influenza dei vari fattori scatenanti, si può intuire come uno stato di stress negativo incida nelle prestazioni lavorative; è evidente l'importanza che assume la giusta considerazione dello stress in ambito lavorativo, com'è altrettanto evidente che il benessere ambientale sia la migliore strategia preventiva.
"Anche se non sono stati ancora fatti degli studi approfonditi sull'influenza dei vari fattori scatenanti, si può intuire come uno stato di stress negativo incida nelle prestazioni lavorative; è evidente l'importanza che assume la giusta considerazione dello stress in ambito lavorativo, com'è altrettanto evidente che il benessere ambientale sia la migliore strategia preventiva.
Per riconoscere la sindrome occorre fare attenzione ai seguenti
disturbi: fisici, a carico di diversi apparati quale quello
cardiovascolare, gastrointestinale, della cute, della muscolatura;
psico-emozionali, spesso presenti nei soggetti sottoposti a stress;
comportamentali, con conseguente aumento di rischio di incidenti,
alcoolismo e dipendenza da droghe.
Un lavoratore stressato ha un rischio maggiore di incorrere in un
infortunio o di sviluppare tali situazioni morbose. Se il problema di
stress da lavoro è identificato, bisogna agire per prevenirlo,
eliminarlo o ridurlo. La responsabilità di stabilire le misure adeguate
da adottare spetta al datore di lavoro, che deve programmare una
politica aziendale specifica in materia di stress e/o attraverso misure
specifiche mirate per ogni fattore di stress individuato. Queste misure
possono essere collettive e/o individuali, e devono essere attuate con
la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro
rappresentanti.
Si possono introdurre misure specifiche per ciascun fattore di stress
individuato, oppure le misure possono rientrare nel quadro di una
politica anti-stress integrata che sia contemporaneamente preventiva e
valutabile. Una volta definite, le misure anti-stress dovrebbero essere
riesaminate regolarmente per valutarne l'efficacia e stabilire se sono
ancora appropriate o necessarie. I correttivi consistono in
informazione, formazione, prevenzione e sensibilizzazione".
Ci può fare qualche esempio?
"Si possono applicare vari metodi che devono essere adattati alle situazioni contingenti. Ne enumero alcuni: misure di gestione e di comunicazione in grado di chiarire gli obiettivi aziendali e il ruolo di ciascun lavoratore, di assicurare un sostegno adeguato da parte della direzione ai singoli individui e ai team di lavoro, di portare a coerenza responsabilità e controllo sul lavoro, di migliorare l'organizzazione, i processi, le condizioni e l'ambiente di lavoro; la formazione dei dirigenti e dei lavoratori per migliorare la loro consapevolezza e la loro comprensione nei confronti dello stress, delle sue possibili cause e del modo in cui affrontarlo, e/o per adattarsi al cambiamento; l'informazione e la consultazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti, in conformità alla legislazione europea e nazionale, ai contratti collettivi e alle prassi".
"Si possono applicare vari metodi che devono essere adattati alle situazioni contingenti. Ne enumero alcuni: misure di gestione e di comunicazione in grado di chiarire gli obiettivi aziendali e il ruolo di ciascun lavoratore, di assicurare un sostegno adeguato da parte della direzione ai singoli individui e ai team di lavoro, di portare a coerenza responsabilità e controllo sul lavoro, di migliorare l'organizzazione, i processi, le condizioni e l'ambiente di lavoro; la formazione dei dirigenti e dei lavoratori per migliorare la loro consapevolezza e la loro comprensione nei confronti dello stress, delle sue possibili cause e del modo in cui affrontarlo, e/o per adattarsi al cambiamento; l'informazione e la consultazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti, in conformità alla legislazione europea e nazionale, ai contratti collettivi e alle prassi".
Tratto da:
http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=INAIL_Regioni/2009/Lavoro_e_occupazione/Maggio/14/info1136035121.jsp
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